Aziende: aumenta del 32,7% la produttività di quelle che attivano politiche di welfare

Esce il terzo rapporto annuale sullo stato del welfare nelle piccole e medie imprese, promosso da Generali Italia in collaborazione con Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni.

4.014 aziende sono state oggetto dell’indagine, per oltre 10 mila interviste che hanno preso in considerazione dodici aree-benefit e indagato se fossero o meno presenti nelle aziende: previdenza integrativa, sanità integrativa, servizi di assistenza, polizze assicurative, conciliazione vita-lavoro, sostegno economico, formazione, sostegno all’istruzione di figli e familiari, cultura e tempo libero, sostegno ai soggetti deboli, sicurezza e prevenzione, welfare allargato al territorio e alle comunità.

Secondo i dati che emergono dal rapporto, il welfare piace e funziona, tanto da diventare realtà in numerose aziende. I marchi che hanno attivato progetti in almeno quattro delle dodici aree sono cresciuti dal 7,2% nel 2016 al 14,3% del totale oggi. In particolare, si assestano al 67% le grandi imprese che offrono benefit in almeno sei aree, al 43,6% le medie, al 16,5% le piccole e al 10% le microimprese.

 

 

Pare, quindi, che organizzare e gestire un piano di welfare sia più facile per le grandi aziende. Per questo, suggerisce il rapporto, per le imprese più piccole diventa strategico associarsi, in modo da trovare, attraverso il confronto, soluzioni e servizi adatti di smart working e politiche di conciliazione: perché l’utilità dell’avviamento di piani di welfare fa presto ad arrivare e ce la confermano ancora i numeri. Nel momento in cui si supera la soglia delle sei aree di welfare attivate, infatti, il clima in ufficio migliora dal 40,9% al 73%, la reputazione dell’impresa dal 39,8% al 71,4%, l’affezione dei lavoratori dal 37,5% al 69,2%. Ma è la produttività a fare il salto più alto, passando dal 30,8% al 63,5%. Più del doppio. Un motivo non scontato per decidere di cambiare la propria politica aziendale interna.

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