Pay gap: in Lombardia la proposta di un albo di imprese virtuose

Una proposta per ridurre il divario salariale: creare un albo regionale riservato alle imprese lombarde che praticano la parità salariale o che mettano in atto scelte e azioni che vadano nella direzione della parità. È solo una delle proposte contenute nel progetto di legge finalizzato a combattere il divario retributivo di genere che il Pd sottopone al Consiglio regionale. A presentarne i contenuti sono stati Paola Bocci, in qualità di prima firmataria, e Fabio Pizzul, capogruppo dei Democratici.

 

Le tre proposte

Si propone la modifica della legge regionale del 2006 inserendovi tre prescrizioni ora non contemplate:

  • Innanzitutto si prevede che la Regione favorisca la riduzione della disparità salariale tra uomini e donne attraverso la concessione di incentivi economici e di misure temporanee di sostegno al reddito per chi ricorre a strumenti di flessibilità che consentano una migliore conciliazione tra vita privata e lavoro, formazione finalizzata a contrastare gli stereotipi di genere e favorire la partecipazione delle ragazze a percorsi scolastici e accademici nelle discipline scientifico-tecnologiche, che garantiscono più possibilità di lavoro e retribuzioni più alte.
  • Inoltre, come anticipato, la creazione di un albo regionale che consenta di riconoscere, qualificare e anche di premiare le imprese che si impegnano per la parità e, al tempo stesso, l’istituzione di una “Giornata della parità salariale” come già avviene in Germania.
  • Terzo ed ultimo punto saliente del progetto di legge, è l’istituzione di un Tavolo Permanente al quale partecipino assessori e consiglieri regionali, rappresentanti sindacati, le associazioni di rappresentanza delle imprese e delle professioni ma anche le università al fine di monitorare il fenomeno e decidere le azioni da intraprendere.

 

Il pay gap in Lombardia

La Lombardia ha un tasso di occupazione femminile pari al 59,3% quindi superiore a quello italiano, fermo al 48,9%, ma ancora inferiore alla media europea, pari al 62,4%. Quanto al divario salariale di genere, secondo i dati relativi al 2015-2016 (gli ultimi dati disponibili), in Lombardia si passa dal 24,2% registrato tra operai e impiegati al 17,4% registrato tra i dirigenti fino al picco minimo dell’1,7% tra gli ausiliari sanitari. Il divario medio è del 23,1%. Un numero ottenuto prendendo in considerazione otto macro-categorie professionali e soltanto le aziende con un numero di dipendenti pari o superiore a 100, che in Lombardia sono circa tremila. «La legge regionale attualmente in vigore è una buona legge ma si deve e si può fare di più» conclude la Bocci.

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