A scuola di digitale con l’Academy di Valore D

Oggi Il Sole 24 Ore dedica spazio alla Digital Academy di Valore D in un articolo di realizzato con il Boston Consulting Group, nasce per accrescere le tanto richieste competenze digitali per 40 middle manager di potenziale che approfondiranno i temi del design thinking, dei data analytics e la metodologia Agile, ambiti in cui l’Italia si colloca come fanalino di coda insieme a Turchia e Grecia.

 

Infatti Flaminia De Romanis, responsabile dell’Academy di Valore D, parla di vera e propria “fame di digitale” da parte delle manager più giovani che nel corso delle masterclass si sono aperte nel racconto di quanto sia complesso implementare nuove metodologie di lavoro, come l’agile appunto, e di quanto basti poco per fare fallire i progetti. «Soprattutto se il confronto è con top manager settantenni», rileva qualcuna. O se non c’è un’investitura molto forte da parte del capo azienda. O se si decide un approccio non inclusivo per tutta la popolazione aziendale nei progetti, ma solo per un gruppo di prescelti.

 

Un nuovo modo di lavorare: approccio Agile

L’ultimo incontro dell’Academy è stato gestito da Giulia Airaghi, consulente in Boston consulting group, dove si occupa, in particolare, dell’implementazione della metodologia Agile che contempla un nuovo modo di lavorare, «focalizzato, innanzitutto sui risultati e su ruoli molto chiari», dice. E con la sua valigetta di Lego che Airaghi prova a trasferire alle 40 middle manager di Valore D il senso della metodologia Agile, nell’ambito di una masterclass della Digital Academy.

«Quando si parla di digitale, spesso non si sa di preciso che cosa sia», dice Fabrizio Pessina, managing director e partner di BCG, che guida l’offerta digitale per Italia, Turchia, Grecia e Israele. Ma non bisogna dimenticare che nella digitalizzazione il 10% è fatto dalle tecnologie, il 20% dai processi e il 70% è fatto dalle persone. E qui si apre un grande capitolo che è quello della loro formazione, della mappatura delle competenze e del nuovo modo di lavorare. La via italiana verso il digitale è stata quella di lavorare migliorando l’esistente, investendo sulle tecnologie e agendo sulle persone per lo più attraverso il reskilling e l’upskilling.

 

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Di certo, però, c’è il fatto che nel mondo si sono sviluppati approcci molto diversi che hanno portato ad un’evoluzione altrettanto diversa del business. Pessina è appena rientrato da Seattle, dove ha visto molte realtà che «sono avanti di 6-8 anni rispetto a quello che mediamente si vede nel nostro paese, dove purtroppo le aziende arrivano da un decennio in cui si sono concentrate sul taglio dei costi. Personalmente ho iniziato a fare questo lavoro all’inizio degli anni 2000 e, dopo aver passato 3 anni a fare piani di espansione e investimenti, ne ho passati 12 a tagliare» spiega.

«Ma il discorso è complicato e si intreccia con l’ambito delle divisioni risorse umane che hanno passato un decennio alle prese con piani di tagli, prepensionamenti, ricollocazioni, fondi, pacchetti di uscita, più che con piani di analisi delle competenze e sviluppo delle persone. Oggi, onestamente, – conclude Pessina – bisogna constatare che il reskilling, su certe popolazioni aziendali, è molto difficile che funzioni».

 

E ora largo ai Data Analytics

L’appuntamento conclusivo, dal titolo “Cosa sono e come lavorare: leggere i Data Analytics” si terrà il 13 novembre, sempre presso la sede di BCG.  Capire le implicazioni dei dati nel business, sfruttare appieno il potenziale dell’analitica avanzata e dell’intelligenza artificiale e qual è l’impatto della Data Science nel business saranno gli obiettivi del docente Andrea Gigli, Gamma Lead Data Scientist presso il Boston Consulting Group.

 

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