LGBTQIA+ e mondo del lavoro
Secondo la recente indagine Istat e Unar (“Discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+, 2023”) circa otto persone su dieci appartenenti alla comunità LGBTQIA+ hanno sperimentato almeno una forma di micro-aggressione in ambito lavorativo legata all’orientamento sessuale. La quasi totalità delle intervistate afferma di aver sentito “battute offensive o allusive nei confronti delle persone gay, lesbiche o bisessuali”; tra le altre micro-aggressioni sono ricomprese anche domande inappropriate sulla vita sessuale, imitazioni derisorie, mancato invito del partner a eventi sociali. Le persone trans, in particolare, sono quelle percepite come molto discriminate in Italia (80,9%).
A livello globale i dati evidenziano che per favorire l’inclusione delle persone LGBTQIA+ occorrono attività di formazione e sensibilizzazione, che aiutino a diffondere conoscenza e benessere e a favorire alleanze di lunga durata (Harvard business review, Supporting LGBTQ+ Workers’ Mental Health, 2022). Recenti studi, inoltre, hanno sottolineato che l’impiego di strategie DEI (Diversità, Equità, Inclusione) all’interno del mondo lavorativo ha un impatto positivo sul ruolo delle persone LGBTQIA+ e sul loro senso di appartenenza. Per la maggior parte di queste (circa il 73%), la dimostrazione di un sostegno esterno e visibile da parte delle proprie aziende, come la partecipazione al Pride, si traduce in una cultura del lavoro più inclusiva. Inoltre, l’82% delle persone LGBTQIA+ intervistate ritiene che la presenza di alleate e alleati sia di grande aiuto per fare coming out e per sentirsi a proprio agio nel contesto lavorativo (Deloitte, LGBT+, Inclusion at Work, 2022).