Obiettivo uguaglianza di genere: rinviato

Si aprono oggi i lavori del World Economic Forum di Davos, accendendo come ogni anno i riflettori sui problemi globali. La parità di genere rimane una priorità all’ordine del giorno, ma qualcosa è davvero cambiato?

Per quanto riguarda le disparità di genere, a livello globale gli uomini possiedono oggi il 50% in più della ricchezza netta delle donne e controllano oltre l’86% delle aziende. Anche il divario retributivo di genere, pari al 23%, vede le donne in posizione arretrata.
«Dal 2016 il trend si è invertito: è iniziata una discesa per la quale non vediamo segnali di ripresa» commenta Oliva de Conciliis, presidente della Rete per la Parità, associazione che fa parte dell‘Alleanza Italia per lo sviluppo Sostenibile (ASviS), per spingere il nostro Paese a raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu (Sustainable Development Goals – Sdg, in inglese), da centrare entro il 2030. Per quanto riguarda l’obiettivo 5: raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment, l’indicatore composito che ne valuta l’andamento, nell’ultimo rapporto ASviS si è fermato a 139. L’anno precedente aveva toccato quota 148, in costante crescita rispetto al punto di partenza 100, indicato per il 2010. Un risultato negativo, ancor più grave perché, come si legge nello stesso rapporto, «la disuguaglianza di genere tocca ogni obiettivo e, se non perseguita, rischia di compromettere il raggiungimento di tutti i Sdg».

 

Ma quali sono, nel dettaglio, gli elementi che compongono questo quadro poco incoraggiante? 

La violenza e i problemi che riguardano la salute sessuale e riproduttiva, ma la questione del lavoro è un punto cruciale e dolente. Il tasso di occupazione femminile in Italia è tra i più bassi in Europa: per le età centrali 20-64 anni è pari al 51% rispetto a una media Ue del 65, con forti disparità territoriali e di età. A parità di mansioni, inoltre, le donne percepiscono ancora stipendi significativamente inferiori a quelli degli uomini e il 30% delle madri che hanno un lavoro lo interrompe alla nascita del figlio. L’ultimo report del World Economic Forum sulle disparità di genere conferma: su 149 Paesi, l’Italia occupa la settantesima posizione.

 

Il tema della parità di genere sarà sotto i riflettori del World Economic Forum di Davos grazie all’italiana Chiara Tilesi, fondatrice e presidente del Consiglio di Amministrazione della casa di produzione We Do It Together. Il 24 gennaio Tilesi riceverà il premio “Goodwill Champions: The Wave Makers” alla serata dei premi sociali dell’HCL. “Siamo davvero onorati di ricevere questo riconoscimento e di avere la possibilità di parlare della nostra missione”, dice la fondatrice e presidente del Cda di We Do It Together. Oggi terrà un discorso sulla rottura del paradigma e su come la narrativa delle donne può cambiare a favore di una più inclusiva e sostenibile.

 

La partecipazione delle donne nei luoghi decisionali

Per concludere, sul fronte economico, i miglioramenti sono merito dell’efficace legge Golfo-Mosca, che nel 2011 ha imposto le quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate e partecipate. «È un esempio positivo – spiega Oliva de Conciliis – perché gli effetti di questa normativa, che prevede anche sanzioni, sono stati oggetto di un monitoraggio attento e costante. È un processo chiave. Troppo spesso, in Italia, in materia di parità, abbiamo delle buone leggi che però non vengono applicate».

In campo politico, invece, le elezioni del 2018 hanno sancito l’aumento della componente femminile in Parlamento, con la nuova legge elettorale che ha contribuito a confermare un trend in ascesa. Per contro, il nuovo Governo conta solo 11 donne su 64 componenti, segnando un netto passo indietro rispetto ai precedenti esecutivi.

 
 

Di seguito l’intervento e premiazione di Chiara Tilesi al World Economic Forum:


 
 
 

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