Ieri, 25 novembre, era la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, un fenomeno ancora tristemente alto che si verifica non soltanto nella sfera privata, ma anche sul lavoro.
Sono stati moltissimi gli eventi e le iniziative in tutta Italia su questo tema, riportiamo le significative le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Abbiamo la necessità di sviluppare e far crescere l’assunzione di responsabilità da parte delle donne in una società in cui l’equilibrio tra uomini e donne sia adeguato. Una società in cui le responsabilità sono affidate in larga misura alle donne resiste meglio, è più vaccinata rispetto a questi fenomeni così gravi».
La violenza sul lavoro
Per questa occasione l’Istat ha reso disponibili nuovi contenuti e un nuovo strumento per l’accesso ai dati sulla violenza contro le donne.
Questi dati rivelano che sono un milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l’8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione. Nei tre anni precedenti all’indagine, ovvero fra il 2013 e il 2016, hanno subito questi episodi oltre 425 mila donne (il 2,7%).
La percentuale di coloro che hanno subito molestie o ricatti sessuali sul lavoro negli ultimi tre anni è maggiore della media del 2,7% tra le donne da 25 a 34 anni (3,1%) e fra le 35-44enni (3,3%).
Sempre secondo gli ultimi dati dell’Istat, le donne che nel corso della loro vita hanno subito molestie, da quelle verbali e quelli fisiche fino a quelle sul web, sono quasi 9 milioni. Soltanto lo 0,7 per cento però lo denuncia per il timore di perdere il lavoro o per la vergogna di essere giudicata. Questi numeri parlano di un fenomeno che esiste e che soprattutto continua a non cambiare.
È un problema nascosto ma con conseguenze concrete
Ci sono anche motivazioni economiche per l’eliminazione della violenza contro donne sui luoghi di lavoro. I costi che la violenza comporta per le imprese includono l’assenteismo, l’aumento del ricambio del personale, prestazioni lavorative e produttività inferiori, immagine pubblica negativa, spese per eventuali cause, multe o spese di liquidazione elevate, ed aumento dei premi assicurativi. Per i lavoratori, può comportare stress elevato, perdita motivazionale, aumento di incidenti, disabilità e persino la morte. Le potenziali conseguenze sulla salute, sul benessere e sui sistemi di sicurezza sociale possono essere evitate attraverso la promozione di politiche di sicurezza e salute sul lavoro, che tengano conto della prospettiva di genere, e di una cultura della prevenzione.