Un rapporto dell’OCSE ci informa di come viene retribuito il congedo di maternità in 42 paesi del mondo. In alcuni di questi, stando alle politiche in vigore fino ad aprile 2016, le madri possono prendersi diversi mesi di pausa post partum continuando a ricevere lo stesso stipendio, mentre in altri ne ricevono solo una percentuale, a partire da circa il 30% per i paesi sviluppati.
In media, il congedo di maternità nei paesi dell’OCSE dura 18 settimane. Solo un paese non riconosce alcun tipo di retribuzione durante il congedo: gli Stati Uniti. In alcuni casi e sotto specifiche circostante, le aziende statunitensi con almeno 50 dipendenti possono decidere di concedere un periodo di congedo (anche in forma di benefit) alle neo mamme che hanno lavorato per almeno un anno. Di fatto, si tratta di una decisione che l’azienda prende volontariamente.
Stati Uniti a parte, negli altri paesi le madri ricevono una retribuzione per, in media, 18 settimane di permesso, per una percentuale che è generalmente pari al 74,4% del normale stipendio. Per quanto riguarda la durata del congedo in sé, le cose cambiano: dai paesi più “generosi” come la Grecia, che offre più settimane in assoluto (43), il Regno Unito (39) e la Slovacchia (34), al Messico e il Portogallo che ne offrono rispettivamente solo 12 e 7.
“In dodici paesi (Austria, Cile, Estonia, Germania, Israele, Lussemburgo, Messico, Olanda, Polonia, Portogallo, Slovenia e Spagna) il compenso per le madri lavoratrici rimane inalterato rispetto alla norma, mentre negli altri casi, a partire dalla Norvegia dove la decurtazione percentuale è di appena due punti (97,9% dello stipendio), le trattenute sulla busta paga incidono in maniera più o meno consistente fino a scenari in cui la retribuzione accordata non supera il 40%, come nel Regno Unito (30,9%) ed in Irlanda (34,3%)”, scrive Il Sole 24 Ore.
Guardando alla situazione in Italia, le madri lavoratrici possono usufruire di 21,7 settimane (5 mesi) di congedo con un livello di stipendio che pari all’80%. Questo periodo può essere suddiviso nella formula 1+4 (un mese prima del parto e quattro mesi dopo) oppure 2+3.
Continua Il Sole 24 Ore: “Complessivamente, considerando l’equivalente delle settimane di congedo concesse a piena retribuzione (moltiplicando durata e percentuale dello stipendio), l’Italia mantiene la settima posizione con un valore pari a 17,4 figurando dietro alla Slovacchia (23,8), Grecia (23,3), Estonia e Polonia appaiate a quota 20, Chile (18) e Repubblica Ceca (17,5)”.
Proprio a questo proposito, la letteratura in merito dimostra che il congedo di maternità retribuito è un bene per un paese, per le sue imprese e la sua economia. Uno studio dell’Istituto per la ricerca sulle politiche delle donne ha rilevato che, quando il permesso è pagato almeno in parte, le donne non si allontanano dal mondo del lavoro, rimangono produttive e hanno meno bisogno di assistenza pubblica. Inoltre, il congedo retribuito può ridurre i costi per i datori di lavoro poiché aumenta la fidelizzazione dei dipendenti, evita costi ulteriori di sostituzione e migliora i redditi familiari, con conseguenti guadagni economici per le singole famiglie, il mantenimento di una base imponibile ampia e un aumento della spesa dei consumatori.