Velvet Media è un’azienda veneta di marketing e comunicazione digitale che è riuscita a tradurre il management al femminile di 5 colleghe in successo imprenditoriale. Il brand è stato fondato nel 2013 da Bassel Bakdounes. In pochi anni, da 5 impiegate che erano, i dipendenti sono diventati 123 e la società ha chiuso il 2017 con un fatturato di 3 milioni di euro.
Questo accade proprio in Italia, dove, secondo la ricerca Women at the Top di Valore D e The Boston Consulting Group, solo il 22% dei ruoli manageriali è ricoperto da donne.
In Velvet Media, invece, l’imprenditorialità femminile fa strada. Il talento femminile, d’altronde, è un fattore determinante per lo sviluppo dell’economia e che la presenza di donne ai vertici dell’azienda contribuisca a migliorare la performance finanziaria lo confermano anche i dati. Certo, non basta essere donne: sono le competenze a far cambiare l’azienda, la bravura a far guadagnare successo.
Le 5 manager si descrivono come collaborative, autorevoli ma mai autoritarie, energetiche, brave, consapevoli del ruolo che occupano e memori del fatto che hanno dovuto sudarselo per guadagnarlo. Erika Pagin, direttrice vendite, 31 anni, commenta: «Parliamoci chiaro: se sei donna devi fare il doppio della fatica per far capire che vali. Gestisco un team di 20 persone, quasi tutti uomini sopra i 40, e di scogli ne ho incontrati, anche per via dell’età. Ho puntato sul consenso e sull’aiuto reciproco. E i risultati sono arrivati».
Le competenze femminili, comunque, devono essere poi riconosciute a livello aziendale, così come è successo in Velvet Media. Approfondire e fare uso dei diversi aspetti dell’innovazione del mercato del lavoro, come i nuovi modelli di welfare e di smart working, nonché di pratiche di inclusione delle diversità, può essere una modalità per valorizzare i talenti – femminili e maschili.
La questione delle pari opportunità coinvolge tante questioni, prima fra tutte quella di non dimenticare che il merito conta sempre. La vera sfida consiste nel rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di avere le stesse opportunità di accedere a posizioni influenti in occasione di scelte che dovrebbero sempre essere di carattere meritocratico.
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