“Se l’aviazione è un club per uomini” – il Corriere della Sera intitola così un pezzo sulla percentuale di personale maschile e femminile nel trasporto aereo.
Il titolo non è un caso. La quasi assenza di donne in posizioni di spicco all’interno del settore è stata tema di dibattito durante l’Annual General Meeting della IATA che si è svolto agli inizi di giugno a Sydney.
Per dire: la IATA è l’associazione internazionale che detiene l’82% del traffico globale e, su 290 vettori di sua proprietà, solo sei hanno donne ai vertici. È il 2% del totale.
Un modello positivo di inclusione di cui si è parlato durante la conferenza è quello adottato da Alan Joyce, amministratore delegato del gruppo australiano Qantas, in cui il 44% dei manager è donna.
Ma un’unica società non basta per risolvere la questione della parità di genere.
Nel 2017, la società FlightGlobal aveva reso pubbliche alcune statistiche sulla presenza femminile nell’aviazione, confrontandola con quella in altri settori produttivi: soltanto il 3% delle donne è amministratore delegato di una compagnia aerea (mentre nelle altre imprese le ad salgono al 12%), l’8% è direttrice finanziaria (contro il 19% di settori diversi), il 3% è alla guida delle operazioni (contro il 9%). La posizione “Direttore del personale” è l’unico ambito in cui le donne dell’aviazione compaiono più che in altri settori: il 32% contro la media delle imprese globali del 23%. A livello territoriale il Nord America ha la proporzione maggiore di donne nelle posizioni di vertice (16%), seguita dall’Europa (14%). Nel Medio Oriente solo il 4%.