Il termine “digital divide” deriva dall’inglese e si traduce letteralmente come divario digitale. Scopriamo nel dettaglio come si definisce questo divario e come può influire sulla quotidianità delle persone.
Che cos’è il digital divide?
Oggi la tecnologia è parte integrante della nostra vita quotidiana, ma non tutti ne beneficiano allo stesso modo. Si tratta di digital divide, quel divario che separa chi ha accesso a strumenti e servizi digitali da chi ne è escluso. Questa disparità non riguarda solo l’uso della tecnologia: significa anche essere esclusi da opportunità sociali, politiche e culturali. È la differenza tra chi può informarsi, comunicare e sviluppare competenze e chi, invece, rimane ai margini. A rendere ancora più evidente il digital divide è stato il periodo del Covid-19. Durante i primi mesi della pandemia, il divario tra le persone che sapevano utilizzare ed avevano accesso alle tecnologie digitali e quelle che non potevano era evidente, specie se si considerano il lavoro da casa o la didattica a distanza.
Al tempo stesso, il divario digitale si manifesta anche nell’incapacità di tenere il passo con i progressi tecnologici più avanzati, spesso a causa di connessioni lente o dispositivi datati.
Le cause del digital divide in Italia e nel mondo
Il termine divario digitale è entrato nel dibattito pubblico nel maggio del 1996, quando Al Gore, l’allora vicepresidente degli Stati Uniti, Bill Clinton lo descrisse come una forma di disuguaglianza sociale che, con il trascorrere degli anni, si è sempre più intensificata.
Le cause del digital divide possono ricondursi a diversi fattori, a partire da quelli che riguardano l’aspetto economico, ma non solo. L’assenza di infrastrutture di base adeguate così come l’analfabetismo digitale sono ulteriori elementi che possono influenzare il divario digitale, soprattutto con la rapida diffusione di nuove tecnologie. Anche le caratteristiche uniche di una persona, come il livello di educazione, il background socioculturale, l’età, il genere, la località in cui si nasce e si cresce, sono dei fattori che possono incidere sul digital divide.
Il rapporto DESI 2023 (Digital Decade Country Report), che monitora i processi digitali nell’UE, evidenzia i progressi fatti in Italia per ridurre il divario digitale. Notevoli passi avanti si registrano nell’e-government, con servizi pubblici digitali più accessibili, soluzioni per le imprese e un miglioramento nella sanità elettronica. Anche le connessioni sono migliorate negli ultimi anni. Tuttavia, per tenere il passo, è fondamentale investire ulteriormente, ad esempio incrementando l’adozione dell’intelligenza artificiale (5% in Italia contro l’8% della media europea) e potenziando le competenze digitali di base della popolazione.
Un articolo pubblicato sul portale ufficiale dell’UNESCO (“Bridging the Digital Divides”) riporta che, nel 2022, solo il 36% della popolazione africana aveva accesso a una connessione internet a banda larga. Inoltre, il divario digitale si riflette anche nelle disparità di genere: nel 2020, il 35% degli uomini aveva accesso alla rete, contro appena il 24% delle donne. Anche nel continente africano la carenza di competenze digitali rappresenta un ulteriore ostacolo ai progressi verso un accesso universale a internet.
Dai dati riportati sul portale del World Economic Forum il divario digitale interessa anche continenti come l’Asia meridionale che negli ultimi 25 anni ha visto un’importante crescita all’accesso digitale. In India l’uso di internet è addirittura quadruplicato nell’ultimo decennio: questo fenomeno ha interessato sia aree urbane sia zone rurali, tanto che alla fine del 2023 si contavano nel Paese 1,15 miliardi di utenti con smartphone con 4G. Tuttavia, il progresso tecnologico non è equo: come in Africa, le donne e le ragazze dell’Asia meridionale continuano a non poter accedere in maniera facile alla rete internet. Le norme culturali, ma anche la sistematica discriminazione in aspetti della società, dal commercio alla politica, giocano un ruolo importante per il divario di genere nell’accesso ed alfabetizzazione digitale.
Nell’America latina il divario digitale si denota sia a livello tecnologico sia per la disuguaglianza di reddito. Il Brasile è tra le realtà che si trovano in questa situazione. Dal sito della Banca Mondiale si evince che l’accesso a internet è distribuito in modo non equo: le persone più ricche riescono ad usufruire di servizi di connessione continui, mentre la popolazione più povera ha un accesso limitato o nullo, dovuto ai divari socio-economici e a uno sviluppo regionale lento. Lo studio condotto dalla Banca Mondiale su sei grandi città brasiliane ha messo ancora più in evidenza questo fenomeno con velocità di connessione maggiori, specie su rete fissa, nei quartieri più agiati. La velocità di internet è connessa ugualmente al fattore economico, ma negli ultimi anni la copertura della rete mobile sta lentamente aumentando.
Il divario digitale di genere e generazionale
Come da esempi, il digital divide nel mondo e, in particolare, nei paesi a basso reddito si fa più forte soprattutto tra uomini e donne. Il rapporto di Unicef “Gender Digital Divide Report”, pubblicato lo scorso anno in occasione della Giornata Internazionale delle ragazze nella ICT, sottolinea quanto questo divario sia ampio: nei paesi a basso il 90% delle ragazze adolescenti e giovani donne non ha accesso al web, mentre i ragazzi lo usano due volte di più. In numeri concreti, su 100 ragazzi adolescenti e giovani uomini che accedono a Internet reddito, solo 45 ragazze riescono a fare lo stesso.
Questo rapporto si basa su dati raccolti in 54 paesi tra il 2015 e il 2020 e si concentra sulle persone tra i 15 e i 24 anni. Le indagini, condotte tramite i metodi Multiple Indicator Cluster Surveys e Demographic and Health Surveys, rivelano come fattori come il genere, l’età, l’area di residenza e il livello di istruzione influenzino l’accesso alla tecnologia, le competenze digitali e la proprietà di dispositivi come gli smartphone. Dietro a queste statistiche, c’è una realtà che limita concretamente le donne, negando loro pari opportunità di crescita e partecipazione.
Le conseguenze e le soluzioni del digital divide
Le conseguenze del digital divide sono evidenti sia a livello globale sia a livello sociale. Se da una parte le diseguaglianze a livello di ricchezza delle nazioni si riverberano in questo fenomeno, dall’altra anche il bagaglio culturale e le competenze degli individui cambiano in maniera significativa. Qualsiasi persona sia esclusa dall’uso delle tecnologie digitali viene penalizzata sia a livello culturale sia a livello socio-economico e le conseguenze sono severe. Basta pensare alla digitalizzazione di attività, che non sono accessibili per chi non sa (o non può) usare gli strumenti digitali adeguati.
Per esempio, molte pratiche burocratiche sono smaterializzate e richiedono competenze digitali e strumenti per poterle gestire al meglio. Il divario digitale comporta anche una limitazione nell’accesso alle informazioni: chi non dispone di una connessione internet può incontrare difficoltà nel reperire notizie o approfondimenti su temi di interesse. Un’altra conseguenza significativa è l’esclusione sociale: l’impossibilità di utilizzare strumenti digitali può far sentire le persone isolate, ostacolando la costruzione di relazioni e la partecipazione alla vita comunitaria. Infine, le opportunità di sviluppo professionale e personale diminuiscono quando non si hanno le competenze digitali o i mezzi per poterne approfittare. Ridurre il divario digitale è importante, poiché solo in questo modo si può avere una vera inclusione sociale, una migliore qualità di vita e uno sviluppo economico equilibrato in tutto il mondo.
Ma quali sono le soluzioni per contrastare il digital divide? È importante investire sulle infrastrutture digitali, mantenendo una copertura diffusa su tutti i paesi, incluse le aree rurali. La promozione di politiche pubbliche che incentivano l’utilizzo delle tecnologie digitali può essere un’altra soluzione al digital divide. Sicuramente è incisivo l’intervento da parte delle aziende private che possono aiutare a rendere meno difficile la trasformazione digitale. Per esempio, attraverso la promozione dell’alfabetizzazione digitale con programmi di formazione che aiutano tutte le persone a sfruttare le tecnologie digitali. Al tempo stesso, è necessario creare pacchetti internet economici che forniscono connessioni veloci e affidabili in ogni parte dei centri abitati. Inoltre, deve essere garantita l’accessibilità anche alle persone con disabilità, adottando soluzioni inclusive.
L’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale sono necessarie: nel nostro paese è fondamentale migliorare le infrastrutture esistenti (per esempio, la diffusione del 5G) e fare in modo che tutte le realtà imprenditoriali possano sfruttare al meglio il web. Con la digitalizzazione della pubblica amministrazione, l’Italia sta mettendo in atto le migliori strategie per essere al passo con l’Europa. Tra le soluzioni per il digital divide da adottare non si può evitare di pensare ad incentivi da parte del governo e da parte dell’UE, ma anche formazione gratuita all’interno delle scuole che permette di utilizzare al meglio gli strumenti digitali ed avere un’alfabetizzazione digitale omogenea in tutto il paese.
Il digital divide e l’inclusione digitale
Diffondere conoscenze, competenze e ridurre il digital divide è importante per l’inclusione digitale di chiunque. Le persone devono poter partecipare attivamente alla trasformazione digitale e usufruire dei mezzi disponibili anche per ridurre a zero il digital divide intergenerazionale. Troppo spesso si dice che un o una baby boomer non abbia le conoscenze o le capacità di una persona appartenente alla Gen Z: in realtà, chiunque può giocare un ruolo fondamentale nella trasformazione digitale della società e dare il proprio contributo nel ridurre le diseguaglianze.
Un notevole cambiamento vi è stato sicuramente durante il lockdown per il Covid-19: un monitoraggio settimanale di GfK ha dimostrato un incremento del 16% delle attività di comunicazione virtuale e dell’uso dello streaming da parte della popolazione baby boomer rispetto al 3% della gen Z e del 9% dei Millenials. Questo trend di crescita era già presente prima della pandemia e con l’arrivo del fenomeno mondiale molte persone si sono dovute attrezzare per continuare a lavorare e comunicare a distanza.
Tanti sono anche i progetti europei di apprendimento intergenerazionale che promuovono l’uso corretto delle tecnologie digitali tra persone di età differenti. Proprio di recente, in Italia è stato lanciato il progetto “EduVita” dedicato agli over 67, utile a migliorare la vita delle persone senior, inserendo nella propria quotidianità strumenti digitali utili per mantenere i contatti sociali. Naturalmente, il successo di queste iniziative è da associare anche a un ambiente più inclusivo e accessibile nel complesso: in questo modo, non si incontrano difficoltà a nessun livello della società e si possono rafforzare i rapporti tra le varie generazioni.
L’Unione Europea offre anche tanti strumenti utili per diminuire il divario digitale tra le generazioni più giovani con cataloghi online dove si trovano materiali didattici, come per esempio la School Education Gateway. Un mondo più inclusivo e aperto alla trasformazione digitale permette a tutte le persone, indipendentemente dall’età, di accedere alle opportunità offerte dalla tecnologia. Superando gli stereotipi e le barriere che spesso limitano la partecipazione, possiamo costruire una società più equa, dove ogni persona contribuisce attivamente al cambiamento e alla crescita collettiva.