Paternità e congedi: i dati dell’Osservatorio D e l’esperienza di Superpapà

Il 19 marzo, Festa del Papà, è una ricorrenza importante per riflettere sul ruolo dei padri tanto nella vita familiare quanto nella società. Per l’occasione Valore D condivide i risultati dell’indagine “L’opinione degli italiani sul congedo di paternità” condotta dall’Osservatorio D, un progetto di ricerca e di monitoraggio dell’opinione pubblica frutto della collaborazione tra l’associazione e SWG. A commento dei dati un’intervista a Silvio Petta, fondatore della community Superpapà, che sui social conta oltre 300.000 membri.

Essere padri in Italia

Il principio della genitorialità condivisa prevede un’equa partecipazione dei genitori alla vita familiare e alla cura dei figli e delle figlie. In questo senso, il congedo di paternità costituisce un’opportunità per i neopapà di stabilire, sin dalla nascita, un legame forte con il proprio nucleo. Far sì che i diritti dei padri vengano riconosciuti e garantiti può, inoltre, contribuire a migliorare l’equilibrio di genere, il gender pay-gap, la divisione dei carichi di cura, il benessere della famiglia e – di conseguenza – della società.

In Italia, tuttavia, il congedo di paternità obbligatorio è di soli 10 giorni retribuiti, fruibili nell’arco temporale che va dai 2 mesi precedenti alla presunta data del parto ai 5 successivi. Se si guarda al resto d’Europa questo lasso di tempo appare sempre più insufficiente. Infatti, la Francia prevede un congedo di 28 giorni mentre in Spagna, sia alle mamme sia ai papà vengono riconosciute 16 settimane totalmente retribuite. Spostando lo sguardo più a nord invece, in Finlandia il baby leave è di 160 giorni per entrambi i genitori.  

Promuovere politiche a sostegno del congedo di paternità e di una maggiore distribuzione degli oneri familiari può facilitare la transizione alla vita genitoriale e supportare il nutrimento di legami affettivi e relazionali, estremamente cruciali nei primi mesi di vita dei figli e delle figlie.

Nel marzo 2024 l’Osservatorio D, che ha l’obiettivo di comprendere vissuti, atteggiamenti e inclinazioni della nostra società di fronte ai temi della diversità, equità e inclusione, ha condotto l’indagine “L’opinione degli italiani sul congedo di paternità”. La ricerca ha coinvolto un campione rappresentativo nazionale di 800 soggetti per approfondire la tematica del congedo e i sentimenti che caratterizzano uomini e donne quando si parla di paternità.

Per ampliare lo sguardo su questi temi sempre più centrali nel dibattito pubblico, Valore D ha intervistato Silvio Petta, fondatore della community Superpapà, partendo dalle evidenze emerse dalla ricerca.

  • CONSAPEVOLEZZA

Dai dati raccolti dall’Osservatorio D è emerso che un quarto degli italiani è all’oscuro del congedo di paternità. Credi che internet, il luogo dove è nata la tua community, possa avere un ruolo nel sensibilizzare su questo argomento, raggiungendo target e generazioni differenti?

S.P.: Questo dato mi sorprende e, allo stesso tempo, mi stimola a fare di più: sicuramente con la rete e i social possiamo raggiungere un vasto e variegato pubblico, sento la responsabilità di far comprendere il più possibile che il congedo di paternità è un’opportunità unica per i neopapà. Le aziende e le istituzioni devono fare la loro parte.

  • DURATA

Per 3 italiani su 5 senza figli il congedo di paternità obbligatorio di 10 giorni non è sufficiente. Nella tua esperienza con Superpapà, quali sono le riflessioni che di solito accompagnano il dibattito su questo argomento?

S.P.: Avvertiamo che l’attenzione si è concentrata su di noi: dopo anni di oblio si inizia a considerare il ruolo del papà all’interno di una famiglia. Dieci giorni sono sinceramente ancora pochi, spesso facciamo il confronto con paesi più evoluti come i Paesi del Nord o come la Francia e la Spagna dove la genitorialità è considerata un valore e c’è più equilibrio nella gestione dei figli.

  • VITA FAMILIARE E PROFESSIONALE

Ancora oggi il tema del congedo di paternità viene rapportato alla vita lavorativa. Cosa fare per cambiare l’immaginario comune secondo cui per essere padri presenti è necessario sacrificare la propria carriera professionale?

S.P.: Bisogna far comprendere alle aziende e alle istituzioni che un genitore che riesce a seguire i propri figli è una persona felice di tornare al lavoro. Diventare genitore è un momento di crescita personale, un uomo matura delle soft-skills come la propensione al problem-solving che potrà utilizzare per il proseguo della sua carriera lavorativa.

  • ATTIVITÀ DI CURA

Per 7 uomini e donne su 10 il congedo di paternità può favorire l’equilibrio di genere nelle attività di cura. All’interno della tua community, quali sono le maggiori insicurezze o paure che i padri manifestano in relazione alla divisione dei compiti familiari?

S.P.: I papà ce la mettono tutta nel fare la propria parte, ma spesso ricevono critiche: ci vorrebbe un po’ più di fiducia e più spazio per il ruolo del papà all’interno del nucleo familiare. Anche i papà sono in grado di prendersi cura dei propri figli.

  • MAMMO? PARLIAMO DI PAPÀ

Spesso si sente utilizzare la parola “mammo” per indicare un uomo che si prende cura dei propri figli, sottintendendo che questa sia una prerogativa esclusiva della madre. Come si sentono i papà che hai incontrato nei confronti di questa parola? Perché si fa ancora così fatica ad attribuire l’attività di cura ai padri?

S.P.: La parola mammo dà fastidio alla maggioranza degli utenti, ovviamente fa parte di una cultura retrograda, la stessa che considera “baby sitter” un uomo che trascorre il tempo con i figli. La notizia positiva è che i papà reagiscono e si fanno sentire, la campagna social #nonsonounmammo sostenuta anche dalla nostra community ne è la riprova. Non sopportiamo la parola “mammo”, cerchiamo di essere per i nostri bambini un punto di riferimento come i loro supereroi preferiti. Da lì il termine “super”, ma, alla fine, siamo semplici papà!

  • COSA RENDE GENITORI

Per «genitorialità» si intende quel processo di sviluppo e adattamento della persona, attraverso il quale un individuo impara a ricoprire il ruolo di genitore. Secondo te quanto è importante in questa fase poter fare riferimento a modelli positivi? Quanto conta il confronto e la condivisione di esperienze tra i neopapà?

S.P.: È fondamentale per un papà potersi confrontare con altri uomini, lo vediamo ogni giorno nel nostro gruppo riservato dove circa 20.000 papà si aiutano e si confidano su argomenti differenti, dall’acquisto di un’auto familiare al rapporto complesso con il proprio figlio adolescente. C’è un vero e proprio spirito di amicizia tra padri, in tanti si sentono più invogliati a esternare le proprie debolezze. C’era proprio bisogno di uno spazio riservato a noi papà!

Scopri nel dettaglio l’indagine SWG per Valore D, “Osservatorio D – l’opinione degli italiani sul congedo paternità”, marzo 2024″.

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