La nomina di Margherita Cassano a presidente della Corte di Cassazione è stata decisa all’unanimità dalla Commissione per gli incarichi direttivi del CSM, l’organo di autogoverno della magistratura. Il voto finale è atteso per il primo marzo, in un plenum a cui parteciperà anche il Presidente della Repubblica. Cassano, già presidente aggiunta della Cassazione, succederà a Pietro Curzio e sarà la prima donna in Italia a rivestire il prestigioso incarico.
Fiorentina di origini lucane, Cassano è entrata in magistratura nel 1980: è stata sostituta procuratrice della procura di Firenze e, sempre nella città toscana, componente della Direzione distrettuale antimafia e presidente della Corte d’Appello. Presso la Corte di Cassazione, prima di essere nominata presidente aggiunta nel 2020, è stata magistrata di appello, consigliera, componente delle Sezioni Unite Penali e vicedirettrice del C.E.D., il Centro elettronico di documentazione, che si occupa della gestione informatica dei processi e degli archivi della Corte.
È autrice di numerose pubblicazioni (monografie, saggi, trattati, commentari, articoli, rassegne), in materia di diritto penale e procedura penale, settori in cui ha tenuto numerose relazioni a convegni e seminari.
La nomina di Cassano a presidente della Suprema Corte giunge in un mese importante per la parità di genere in magistratura: è del febbraio 1963, infatti, l’entrata in vigore della legge che ha sancito l’ammissione della donna ai pubblici uffici e alle libere professioni (L. 66/1963). Per motivi temporali, quali la necessità di maturare l’anzianità richiesta per partecipare a concorsi per funzioni direttive e semidirettive, solo dagli anni 90 in poi è stato possibile registrare una presenza, seppur sparuta, di donne ai vertici della carriera in magistratura. Le nomine degli ultimi anni, tra cui quella di Cassano, sono certamente un segnale positivo, da leggere insieme alle statistiche più recenti: il numero di donne che superano il concorso in magistratura è infatti sempre più elevato.