Le disparità di genere sono una forma persistente di disuguaglianza in ogni Paese. Nonostante i progressi compiuti in alcune aree, nessun Paese del mondo ha raggiunto l’uguaglianza di genere. In occasione della Giornata internazionale dedicata alla donna, un’indagine delle Nazioni Unite riportata dal quotidiano inglese The Guardian rivela dati eclatanti: in media il 90 per cento della popolazione – il 91 per cento degli uomini e l’86 per cento delle donne – nutre ancora almeno un pregiudizio nei confronti delle donne in tema di diritti politici, economici, riproduttivi, legati all’istruzione o alle violenze di genere.
Perché il progresso verso alcuni aspetti dell’uguaglianza di genere sono lenti e ancora difficili? Ci sono dimensioni nascoste della disuguaglianza di genere? Come possono le pratiche e i comportamenti cambiare o sostenere i ruoli di genere tradizionali?
Il mondo non è sulla buona strada per raggiungere la parità di genere entro il 2030
L’UNDP, Programma per lo sviluppo dell’Onu, ha diffuso il report Tackling Social Norms: A Game Changer for Gender Inequalities. Questo rapporto indaga le disparità di genere nel mondo attraverso un indice specifico, il Gender Social Norms Index (GSNI), che misura il modo in cui i pregiudizi sociali ostacolano la parità di genere in settori come la politica, il lavoro e l’istruzione. Dal 1995, la parità di genere non solo avrebbe subito una battuta d’arresto ma ci anche sarebbe stato un arretramento.
Il report ‘Tackling Social Norms: A Game Changer for Gender Inequalities’ è stato realizzato dal Programma per lo sviluppo dell’Onu (Undp) e ha riguardato 75 Paesi che, insieme, accolgono l’80 per cento della popolazione globale, raccogliendo informazioni, statistiche e sondaggi sull’applicazione e la percezione dei diritti di genere.
Una mappa dei pregiudizi di genere
Dallo studio emerge che almeno la metà della popolazione ritiene che gli uomini siano leader politici migliori rispetto alle donne, una visione condivisa da quattro persone su dieci anche in ambito economico-imprenditoriale. Nei fatti, questa percezione si riflette nei salari. “Addirittura nei 50 Paesi in cui le donne hanno livelli di istruzione superiori agli uomini – si legge nel rapporto – il loro salario è in media inferiore del 39 per cento rispetto a quello dei colleghi maschi e questo anche se mediamente le ore dedicate al lavoro sono superiori”.
Lo studio rivela che i pregiudizi sono duri a morire persino nei Paesi tradizionalmente più favorevoli alle pari opportunità e ai diritti: in Svezia, al pari di Sudafrica, Brasile, India e Ruanda, la percentuale delle persone che ammettono di avere almeno un pregiudizio contro le donne è cresciuta negli ultimi nove anni. Questa percentuale è pari al 50 per cento in Regno Unito e Stati Uniti. Gli esperti dell’Undp fanno appello ai governi affinché adottino o migliorino l’attuazione delle leggi che favoriscano la parità di genere e l’accesso ai servizi.
“Sappiamo tutti che viviamo in un mondo dominato dagli uomini, ma con questo studio ora siamo in grado di dimostrare con i numeri questi pregiudizi” ha detto Pedro Conceicao, direttore dell’ufficio per gli Studi sullo sviluppo umano dell’Undp. “Queste cifre sono scioccanti” ha aggiunto il responsabile. “Ciò che mostra il nostro rapporto è un modello che si ripete ancora e ancora. Le donne hanno ottenuto grandi progressi in alcuni settori della società in ambito di partecipazione e responsabilità, ma incontrano un muro quando si sale in ambito di leadership e gestione del potere”. Secondo Conceicao, poi, sebbene in molti Paesi i pregiudizi si stiano riducendo, “se osserviamo l’andamento medio globale i pregiudizi in realtà si stanno ampliando”.
Tra le cause di questa situazione, il report mette in luce la correlazione tra la riduzione generalizzata in molte aree del mondo dell’Indice di sviluppo umano: più si riducono le opportunità di benessere e l’accesso ai servizi e ai diritti, più peggiora la condizione di bambine, giovani e donne.
Poiché il genere rimane una delle basi più antiche della discriminazione, le politiche che affrontano le norme discriminatorie radicate e gli stereotipi, i pregiudizi e le pratiche dannose di genere sono fondamentali per la piena realizzazione dei diritti umani delle donne.
Le politiche possono prendere di mira direttamente le norme sociali. Il cambiamento dei rapporti di potere ineguali tra gli individui all’interno di una comunità o la sfida di ruoli di genere profondamente radicati possono essere raggiunti attraverso l’educazione, la sensibilizzazione o gli incentivi che possono promuovere valori e comportamenti diversi.