Quote di genere nei CdA, il 20% delle aziende rispetta le nuove indicazioni di legge

La Manovra, oggi in aula al Senato, apporta modifiche alla legge Golfo-Mosca: l’estensione per altri 3 mandati rispetto ai 3 previsti dalla norma approvata nel 2011 e l’elevazione della quota di genere da un terzo a due quinti, vale a dire al 40%. E una società su cinque delle 237 aziende quotate è già in linea con le nuove indicazioni, ne parla Monica D’Ascenzo sul Sole 24 Ore.

 

Dopo l’entrata in vigore della legge che prevedeva a regime una quota di posti nei board pari al 33% dedicata al genere meno rappresentato, l’Italia si era rapidamente posizionata fra i Paesi più virtuosi, arrivando ora alla percentuale 36,4% di donne nei CdA, in base a un’analisi dell’ufficio studi del Sole 24 Ore su dati Facset. Poco manca, quindi, al raggiungimento in media, di quel 40% previsto dall’emendamento approvato dalla commissione Bilancio del Senato, che avvicina ancora di un passo sul tema diversity nei board  l’Italia ai Paesi che hanno deciso di adottare le quote e che fin dall’inizio hanno posto il 40% come livello minimo, come Norvegia e Francia.
 

Oltre la rappresentanza quantitativa nei CdA

È indubbio, quindi, l’effetto della legge Golfo-Mosca sul balzo fatto dal poco meno del 7% del 2011 al 36,4% attuale. La percentuale di donne nei board italiani è una fra le più alte al mondo. Basti pensare che la media per l’Europa occidentale è del 26,7% secondo i dati Corporate Women Directors International. Ma a fronte di un aumento della presenza delle donne nei board non si è verificato un incremento delle donne nelle prime linee manageriali delle aziende, dove i numeri sono più penalizzanti. Il tema del gender gap nel management dovrebbe essere affrontato dai CdA con maggior impegno dato che le sfide future richiedono sempre più attrazione e formazione dei talenti e competenze soft e hard diversificate. Per costruire nuovi modelli basati sulla creazione di valore sostenibile e attenti agli stakeholders occorre creatività e discontinuità col passato, che le donne possono contribuire ad accelerare.
 

L’autodeterminazione delle aziende

Ci sono le decisioni del legislatore e poi c’è l’autodeterminazione delle aziende. Questa seconda strada è stata scelta da tre gruppi italiani quotati in Borsa e associati di Valore D che hanno deciso di inserire nel loro statuto le quote di genere, pari a un terzo dei membri del board. La prima ad andare in questa direzione è stata Enel, che con l’assemblea della primavera del 2018 ha approvato le modifiche allo statuto per rendere perpetua «la disciplina statutaria intesa ad assicurare l’equilibrio tra i generi nella composizione del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale».

 

A maggio scorso si è aggiunta Leonardo: «La legge Golfo-Mosca ha permesso al Paese di raggiungere ottimi risultati nel confronto internazionale in termini di presenza femminile nei CdA. Ha avuto, inoltre, il merito di stimolare il dibattito sulla tematica di genere e una riflessione più ampia sulle competenze dei consiglieri di amministrazione. Con questi presupposti, la discussione all’interno del CdA di Leonardo, guidata dal presidente De Gennaro, è stata agevole e la valutazione pienamente condivisa. Un orientamento confermato anche dagli azionisti, che in sede assembleare, nel maggio scorso, hanno votato a favore con il 98,58% del consenso» commenta Alessandro Profumo, CEO di Leonardo.

 

Infine a ottobre anche l’assemblea degli azionisti di Snam ha approvato la modifica dello statuto andando nella stessa direzione: «Snam e il suo consiglio di amministrazione – ha commentato l’Amministratore Delegato Marco Alverà – sono molto attenti all’equilibrio di genere, alle altre pari opportunità e a tutti i fattori ambientali, sociali e di governance come elementi fondamentali per una creazione di valore sostenibile nel lungo periodo. Per questo, nei mesi scorsi, abbiamo creato un comitato consiliare dedicato interamente ai fattori ESG e abbiamo proposto all’assemblea di rendere permanenti le disposizioni della legge Golfo-Mosca inserendole nel nostro statuto».

 

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