Il lavoro invisibile e non retribuito di cui le donne si fanno quotidianamente carico è una questione urgente di giustizia di genere. Le donne trascorrono ancora più tempo degli uomini, fino a 10 volte tanto, in mansioni non pagate come l’assistenza all’infanzia e, più in generale, le faccende domestiche: sia l’OCSE che il Bureau of Labor Statistics hanno confermato nel corso degli anni questo trend, evidenziando come le madri sostengano ancora il 65% del lavoro di cura dei bambini all’interno di un nucleo famigliare. È doveroso farsi almeno due domande: perché? E con quali conseguenze?
Alla base c’è l’idea condivisa riguardo al modo in cui consideriamo la famiglia. Il rapporto 2019 “The State of the World’s Fathers” rilasciato da Promundo, ente internazionale incentrato su questioni di parità di genere, e MenCare, campagna incentrata sul coinvolgimento maschile nella famiglia) evidenzia come la maggioranza di donne e uomini al mondo sia ancora fortemente influenzata dagli stereotipi di genere.
Il divario permane per l’influenza degli stereotipi di genere
In tutto il mondo, permane l’aspettativa diffusa che la cura sia un lavoro da donne. Ma la parità nell’assistenza è fondamentale per la prosperità delle famiglie e delle società: l’obiettivo di questa indagine è di fungere come piattaforma di advocacy per colmare il divario nei compiti di assistenza, una parte fondamentale per far progredire la parità di genere.
Gli intervistati (circa 12 mila) pare non abbiano dubbi su cosa sia meglio per i figli: l’84% afferma che avere una mamma che lavora a tempo pieno non è una situazione ideale per i bambini e il 42% che le madri che lavorano a part time sono l’ideale, mentre un terzo ritiene sia meglio per i figli piccoli se le loro madri non lavorano affatto fuori casa.
Il rapporto, tuttavia, si concentra specificamente sugli uomini, e sugli uomini che sono padri e coinvolti nel lavoro di cura. Mentre molti uomini sono sempre più impegnati come padri e partner nei compiti di assistenza, in 23 paesi a medio e alto reddito, il divario nell’assistenza non retribuita tra uomini e donne si è ridotto di soli sette minuti al giorno in un arco di tempo di 15 anni. Meno della metà dei paesi del mondo (48%) offre un congedo di paternità retribuito alla nascita di un figlio, e spesso si tratta di meno di tre settimane – o a volte solo di pochi giorni. Anche quando il congedo di paternità esiste, sono troppo pochi i padri che se ne avvalgono dopo la nascita o l’adozione di un figlio.
Un maggiore coinvolgimento degli uomini nel lavoro di cura quotidiana porta benefici per tutti. Rappresenta un bene per la salute delle donne, migliora la relazione all’interno delle coppie e può essere collegato ad una riduzione dei tassi di violenza maschile contro le donne. Ed è un modello educativo per i bambini: le ragazze si sentono più sicure e i ragazzi sono più propensi alla parità di genere e a condividere il lavoro non retribuito se hanno visto i loro padri fare lo stesso.
Ma il lavoro di assistenza condivisa è un bene anche per gli uomini
I padri che sono coinvolti nelle faccende domestiche e con i loro figli dicono che ciò rappresenti una delle loro più importanti fonti di benessere e felicità. Non sorprende quindi che il Helping Dads Care Research Project presentato in questo rapporto, prodotto in collaborazione con Unilever, Dove Men+Care, trovi che, in media, l’85% dei padri in sette paesi dice che sarebbero disposti a fare qualsiasi cosa per essere molto coinvolti nelle prime settimane e nei primi mesi di cura del proprio figlio appena nato o adottato.
La condivisione del lavoro di cura è necessario, e urgente, se vogliamo un cambiamento significativo nelle relazioni di potere tra donne e uomini e per realizzare la parità di genere.
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