Le persone più felici del mondo? I finlandesi, secondo l’edizione 2019 del World Happiness Report. La classifica vede i paesi scandinavi al primo posto, con Danimarca e Norvegia al secondo e terzo posto sul podio, seguiti da Islanda, Paesi Bassi, Svizzera e poi Svezia, Nuova Zelanda, Canada e Australia. Gli italiani sono (solo?) 36esimi. Rispetto al 2018, però, siamo migliorati (eravamo al 47° posto nel 2018).
Giunto alla settima edizione, il World Happiness Report è un rapporto innovativo prodotto dalla United Nations Sustainable Development Solutions Network che, grazie ai risultati di un sondaggio condotto in 156 paesi e organizzato dalla società di consulenza e statistica Gallup, costruisce un macro indicatore in grado di misurare il livello di felicità degli abitanti di una nazione. A presentarlo ieri all’Università Bocconi alcuni degli autori, tra cui Jeffrey D. Sachs, direttore del UN Sustainable Development Solutions Network.
Che cosa ci rende (in)felici?
Nonostante il netto miglioramento rispetto al report 2018, però, vale la pena notare che nella classifica che valuta l’andamento dal 2005-08 al 2016-18, il nostro Paese è uno dei venti più grandi, insieme alla Spagna, a registrare un calo di livelli di felicità rispetto ai livelli pre-crisi. Anche se non mancano aspetti positivi, primo fra tutti la speranza di vita in buona salute (per cui risultiamo settimi in classifica), insieme al sostegno sociale grazie alla famiglia e agli amici (23esimo posto). Ciò che ci penalizza sono le emozioni negative come rabbia e preoccupazione, che stanno crescendo e facendoci scivolare in 123° posto nel mondo. Ciò non sorprende, in generale, sottolinea il Rapporto, la situazione complessiva mostra una diminuzione del livello di felicità medio mondiale. Tra le cause, la diffusione di malattie legate a preoccupazione, rabbia e stress.
Cosa fare? «Due terzi dell’economia proviene dal settore privato, se si vuole cambiare la società bisogna cambiare le imprese» ha detto ieri Andrea Illy alla presentazione «Iniziamo con il diffondere la consapevolezza che le aziende sono istituzioni sociali, con il fine di creare progresso e sviluppo. È il modello della stakeholder company che dobbiamo far crescere in Italia» ha precisato Illy.
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