Ancora poche le presenze femminili nella dirigenza delle aziende. Barbara Ardù su la Repubblica presenta i dati di una ricerca di Carter&Benson: ai livelli apicali del management ci sono ancora grandi differenze. Sulle poltrone da manager siedono nel 75% dei casi uomini, ma le poche donne che ci arrivano hanno un’età media più bassa.
Le donne continuano a essere penalizzate quando abbandonano le mura di casa e vanno a lavorare. Non solo per il livello salariale, ma anche nelle posizioni più elevate, quelle di quadri e manager, insomma la dirigenza. Ciò che si osserva chiaramente è la disparità nelle posizioni ricoperte. Ce lo mostra un semplice dato di Carter&Benson, società di “cacciatori di teste” per posizioni apicali e partner del Winning Women Insitute, associazione no profit che certifica con un bollino le aziende che promuovono la parità di genere.
Dal suo ricco database, Carter&Benson ha estrapolato dei dati interessanti: in generale, i manager sono per il 75% uomini, e solo il 28% delle donne siede su una poltrona dirigenziale. Certo era intuibile, ma visto nero su bianco fa un’altra impressione. “La situazione sta cambiando, anche se lentamente, ma il cambiamento è ancora frenato” spiega Lorenzo Bassi di Carter&Benson. “La parità è più vicina per le posizioni di entry level e questo perché le aziende guardano alle competenze. Col tempo però si ripropone il problema, perché le imprese fanno programmi a medio-lungo termine e anche le donne, almeno sul tema maternità. E si osserva che solo quelle veramente determinate riescono ad andare avanti nella carriera. La maternità è ancora considerata un problema”.
Se si osserva la distribuzione tra quadri e dirigenti, si vede che tra i quadri la percentuale di donne è maggiore, scendendo nel middle management si arriva al 25%, ma le presenze femminili crollano al 15% quando si guarda alla dirigenza, dove gli uomini arrivano a ricoprire l’85% delle cariche.
Come equilibrare questa situazione? Ad esempio, con orari flessibili. In Italia la flessibilità si sta affacciando, ma troppo lentamente. Diciamo che solo le grandi multinazionali la stanno veramente adottando.
Inoltre vale la pena sottolineare che le donne arrivano prima al top management, tant’è che gli uomini con cariche dirigenziali hanno un’età media più elevata, 52 anni contro i 50 delle donne.
Un dato che tra l’altro mostra che il management delle aziende italiane è vecchiotto. Come dire che i giovani difficilmente arrivano a detenere le leve del comando, il che in un’economia che sta cambiando pelle velocemente, grazie alle nuove tecnologie, non è un segno rassicurante.